Basilica Paleocristiana di San Foca del IV secolo d.C.

Dettagli della notizia

La Basilica di San Foca, scoperta da Paolo Orsi, è uno dei più importanti siti di interesse artistico-culturale di Priolo Gargallo. Fu edificata intorno al IV secolo d.C. e strettamente collegata alle testimonianze paleocristiane delle catacombe Manomozza

Data:

22 Gennaio 2025

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Descrizione

La basilica di San Foca è una delle testimonianze più importanti dell'architettura chiesastica tardo antica del territorio rurale di Priolo Gargallo. La struttura come la vediamo oggi è quella che venne ricostruita dopo il terremoto che l’11 gennaio del 1693, che devastò il Val di Noto e molti suoi preziosi monumenti. Ma della struttura originaria è rimasto molto, tanto che la basilica è considerata di grande rilevanza per gli studi di quel periodo. L'edificio è pertinente a un abitato più ampio del quale non rimangono tracce monumentali visibili, ma che recenti ricognizioni di superficie del territorio hanno confermato di lunghissima vita e continuità insediativa, ricoprente un arco cronologico che va dalla metà del V secolo fino al X-XI secolo d.C. La chiesa, dedicata a Foca, santo originario di Sinope o di Antiochia martirizzato sotto Traiano nell'anno 117, conserva probabilmente l'antica titolatura. Il Santo, che detiene il patronato sugli agricoltori, sui giardinieri e sui naviganti, è in questo modo ricollegato alla vocazione del territorio nel quale sorge la chiesa, in primo luogo legato allo sfruttamento delle risorse agrarie e naturali e, in una visuale più ampia, vicino a una costa dotata di scalo portuale. Secondo le fonti antiche, qui venne sepolto un vescovo siracusano del IV secolo, Germano, figura più legata alla tradizione agiografica che non alla storia, ma che fa emergere una volontà di associare la piccola chiesa campestre alla Chiesa di Siracusa e di privilegiarla con la presenza di un corpo insigne qui deposto, con conseguenti ripercussioni sugli sviluppi del culto e del pellegrinaggio. Di questa chiesa ne parlano, fra gli altri, Cristoforo Scobar (1520), Ignazio De Michele (1617) e Rocco Pirri (1636), ma la prima vera edizione la dobbiamo a Paolo Orsi, nel 1899, il quale allega alla pubblicazione il rilievo planimetrico dell'edificio considerato, tutt'oggi, il più attendibile. Ulteriori studi, nel XX secolo, sono stati condotti da Giuseppe e Santi Luigi Agnello. La datazione della basilica sulla base di elementi prevalentemente esterni e che attende ulteriori conferme da nuovi dati di scavo e da future analisi delle stratigrafie murarie già proposta da Orsi e sulla quale oggi concordano la maggior parte degli studiosi, è racchiusa fra la seconda metà e ultimo quarto del V secolo e la prima metà del VII secolo d.C. cronologia inverata sia da confronti con edifici similari che da processi e dinamiche di cristianizzazione che investono le campagne della Sicilia tardo antica e bizantina. La chiesa, profondamente rimaneggiata e trasformata nel corso dei secoli, ha un impianto basilicale a tre navate, delle quali rimangono la centrale e la laterale destra; lo spazio interno è suddiviso da cinque coppie di arcate sostenute da pilastri a sezione quadrangolare. La copertura originaria era realizzata con volte a botte delle quali permangono, nella navata sinistra, i blocchi di imposta. Il muro perimetrale destro è scandito da lesene affrontate ai pilastri, anch'esse sormontate da archi. La tecnica edilizia della basilica è quella a grossi conci di calcarenite locale, squadrati e legati con malta. Sono ravvisabili irregolarità progettuali di cantiere e all'interno della struttura vengono di frequente inglobati elementi di reimpiego, probabilmente provenienti da edifici di età classica del territorio adiacente alla chiesa. Il territorio è ricco di testimonianze dell'era greca e romana. La facciata semplice e lineare con tetto a spiovente, ora quasi interamente ricostruita e mutilata nella parte sinistra, segue l'originale incorporando, nell'angolo sud-ovest, frammenti del muro dell'edificio primitivo. Sopra la navata meridionale della basilica si erge un eremo del settimo secolo. Dopo aver attraversato il giardino, nascosto dietro una piccola porta nell'angolo destro della facciata, attraverso pochi gradini è possibile raggiungere il piccolo eremo. Presenta un breve corridoio con tetto e pavimento in legno e, sul lato meridionale, tre anguste celle con piccole finestre. La basilica è stata riaperta per il culto il 14 dicembre 1985, la festa di San Foca ricorre il 15 Settembre.


Servizi

Luogo ecclesiastico con annessa area giochi per bambini (giardino tematico)

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Modalità di accesso

Trattasi di struttura antica e pertanto non agevolmente accessibile ai disabili.


Indirizzo

Via Reno (parte finale) 96010 Priolo Gargallo SR, Italia

Ulteriori dettagli


Orario pubblico

Accessibili durante le ore delle funzioni ecclesiastiche


Contatti

Municipio

Via Nicola Fabrizi, 1

Tel: (+39) 0931 779111

pec: ufficio.protocollo@pec.comune.priologargallo.sr.it


Ultimo aggiornamento: 05/02/2025, 17:15

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